Do you want to marry me?

Eravamo sul Ponte di Brooklyn ed è successa una cosa incredibile. C’era una coppia davanti a noi. Stavano camminando sul ponte; lo stavano attraversando proprio come i tanti che li attorniavano, quando lui si è fermato, si è inginocchiato, ha estratto una piccola scatola dalla tasca e ha chiesto alla donna di sposarlo. Lei è scoppiata a piangere, gli ha detto (chiaramente!!!) sì e i due si sono abbracciati, ammutoliti dalla gioia.

E’ stata una cosa incredibile.

Mio marito, che si trovava vicinissimo ai due ragazzi, avrebbe voluto far loro una foto, poi avvicinarsi, farsi dare una mail con la promessa di inviare quello scatto in ricordo del momento. Ma non è riuscito a farlo. E’ rimasto a guardarli, emozionato e incredulo rispetto alla scena appena vista.

E così io.

C’era anche un poliziotto poco lontano da noi. Sembrava un po’ Poncharello dei Chips. Anche lui ha vissuto quel momento. Sorrideva e applaudiva.

Eravamo in tre in quella “prima fila” mentre il resto della Grande Mela passava ignara o incurante di quella promessa di una nuova famiglia che era stata fatta proprio da quel momento.

E’ stata una cosa molto tenera. Unica. Complice.

Senz’altro uno dei ricordi più belli di quella città.

Viaggiare significa anche e soprattutto anche questo. Incontrare. Osservare silenziosamente. Diventare parte della storia di chi trovi nella tua meta. Arricchirsi della vita altrui.
Ergo, ho ragione io a farmi sempre gli affari altrui!!!

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Viaggiatrice povera, fotografa inesperta, pasticciona tecnologica, gattodipendente. Rifletto sul senso della vita e raccolgo dettagli che fanno la differenza. Ricordi, impressioni, immagini, incontri.

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