Madrid, sei sempre tu – Parte 1

Ero stata già due volte a Madrid e di entrambe conservavo il ricordo di una città pazzesca, viva, piena di energia e movimento.

L’appellativo di “città che non dorme mai” è sempre stato attribuito a New York, ma credo che starebbe ancora meglio alla capitale spagnola. C’è quel caos totale che regna sovrano e che è totalmente in contrasto con la monumentalità e l’eleganza dell’urbanistica che si trova in ogni via e in ogni piazza della ciudad che ti stordisce, esalta e fa venir voglia di partecipare alla festa che sembra esserci continuamente ovunque.

Madrid è una città da visitare, ma anche da bere, da mangiare, da osservare, da chiacchierare. E’ praticamente impossibile non trovare qualcuno con cui scambiare due parole ogni giorno. Il fortissimo legame tra spagnoli e italiani, qui si avverte prepotentemente. Sarà forse anche perché la città è piena zeppa di nostri connazionali che si sono trasferiti lì e, probabilmente, anche perché basta che ognuno parli la propria lingua per capirsi. Si può sempre tentare di mettere la “s” alla fine di un termine in italiano e sperare che l’escamotage funzioni! Gli spagnoli non sono i francesi, non se la prenderanno e ci rideranno su.

Sento tantissime persone amare incondizionatamente Barcellona e pensare alla Spagna come a una succursale della città catalana, ma chi ha visitato ben bene Madrid, e poi si è spostato a sud verso l’Andalusia, o a nord verso Saragozza e Bilbao sa che non nulla è più sbagliato di questa idea. Gli spagnoli, quelli aperti, altruisti, chiassosi, festaioli, passionali, sono qui. Abitano qui. Amano la loro città e non la lascerebbero mai perché nulla sarebbe all’altezza, di sicuro non la chiusa, costosa e turistica Barcellona.

A Madrid potrete trovare tutto quello di cui avrete bisogno in quel momento tranne due cose: il mare e il silenzio. Il primo dista un bel po’ di kilometri, il secondo sarebbe innaturale anche in piena notte. I madrileni sono caciaroni o, per usare un termine spagnolo che ben si addice e che mi piace da matti, “chochones“.

Vediamo insieme le cose che assolutamente non sono da perdere in città, partendo dai suoi tesori più preziosi: i musei d’arte.

Il Prado e il Reina Sofia li considero dei must visit. Il primo è una magnificenza totale, il secondo ospita El Guernica di Picasso. Sono due musei statali e, pertanto, ci sono alcune regole che definire “vetuste” non rende abbastanza l’idea, ma vabbè.

Sappiate però che al Prado è bene entrare preparati sul tipo di opere esposte, studiare un minimo la vita dei principali artisti esposti per contestualizzare meglio i loro capolavori (Velasquez e Goya) e non tentare di soffermarsi troppo su tutte le sale per evitare di uscire strisciando come lombrichi. Come i gusti spagnoli in genere, il barocco e il too much la fanno da padrona anche qui. Perché andarci allora? Perché Las Meninas e le Pinturas negras tolgono il fiato. Lo sguardo altero dell’infanta Margherita e la composizione del primo incantano; l’atmosfera di strazio e disperazione delle seconde rapiscono. Magnifiche! Da pelle d’oca. Segnalo che ci sono anche delle opere di Tiepolo che non ricordavo affatto e che sono davvero notevoli, e poi ci sono la Maya desnuda e la Maya vestida che trovo più affascinanti per la storia delle opere che non per l’esecuzione dei quadri in sé.

Prado
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Prado

E il Reina Sofia? Beh, il Reina Sofia è El Guernica. Non credo sia contemplabile l’idea di andare a Madrid e non vedere quest’opera. Cioè, penso che se non fosse che è vietato fare foto (ah, che sfigati!), all’aeroporto prima di lasciare il Paese, oltre al documento di riconoscimento del passeggero in partenza, controllerebbero anche il pellegrinaggio all’opera di Picasso verificando l’esistenza di un selfie davanti al quadro. Non ricordavo nulla del Museo se non la sua opera più famosa esposta e anche ora penso mi dimenticherò ben presto di tutto il resto.

Infine passiamo al mio museo cittadino preferito: il Thyssen-Bornemisza. E’ un gioiello! Una collezione privata che toglie il fiato, curatissima, in una struttura molto bella e dove ci si può dimenticare del mondo intero contemplando le opere esposte. Il mio cuore è ancora davanti a “Habitaciòn de Hotel” di Hopper e penso che lì rimarrà ancora a lungo. Tutto il museo è splendido, ma le sale americane sono uniche.

Thyssen
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Vi segnalo, cosa importantissima, che tutti i musei hanno delle entrate gratuite molto interessanti se si ha voglia di fare una “toccata e fuga” e non si vogliono “sprecare” i soldi dei biglietti sapendo di non starci molto. Ecco le info di base:

  • Museo del Prado: € 15

Aperto da lunedì e sabato dalle 10:00 alle 20:00 – domenica e festivi dalle 10:00 alle 19:00

Gratuito da lunedì e sabato dalle 18:00 alle 20:00 – domenica e festivi dalle 17:00 alle 19:00

  • Museo Reina Sofia: € 12

Lunedì, mercoledì, giovedì, venerdi e sabato dalle 10:00 alle 21:00 – domenica dalle 10:00 alle 14:30. Martedì chiuso.

Gratuito lunedì, mercoledì, giovedì, venerdi e sabato dalle 19:00 alle 21:00 – domenica dalle 12.30 alle 14.30

  • Museo Thyssen-BorneMiszna: € 13

Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00 – lunedì dalle 12.00 alle 16.00

Gratuito lunedì.

Il mio consiglio, se non siete particolarmente appassionati di arte ma vi interessa comunque vedere le principale opere esposte nei tre musei, è di programmare le visite giocando sui calendari delle gratuità e preparandovi anticipatamente su cosa vedere e dove. Così non dovrete rinunciare a nulla, non spenderete un occhio della testa e non passerete ore e ore a vagabondare senza un’idea precisa dei vostri interessi.

Quando sarete al Thyssen, se le vostre gambe ancora funzioneranno, arrivate fino a Plaza de Cibeles a cui potrete comodamente dare un’occhiata e farvi un selfie con la fontana che si trova al centro della piazza salendo su un palchetto appositamente issato di fronte ai Jardin del Palacio de Buenavista. Prima i turisti si gettavano nel traffico di quell’enorme incrocio/rotonda per potersi portare a casa una foto ricordo ma alla fine l’amministrazione della città ha ceduto e ha messo il palchetto per le foto. Da lì potrete ammirare uno degli edifici più belli di tutta la città: il Palacio de Cibeles che ospita delle mostre temporanee gratuite (noi ne abbiamo vista una spettacolare fotografica sulle scenografie teatrali tedesche… detto così mi rendo conto che possa suonare strano, ma mi è piaciuta davvero tantissimo) e, soprattutto, El mirador de Madrid. Pagando un biglietto d’entrata davvero esiguo (€ 3 che vale la pena di investire) salirete all’ottavo e ultimo piano della struttura e ammirerete uno dei panorami più incredibili della capitale.

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A tal proposito, preciso che ci sono un sacco di edifici sui quali salire e godersi la vista in quanto molti bar e ristoranti piuttosto famosi hanno una azotea (ovvero una terrazza), ma Madrid è una città fredda, molto più di quello che si possa pensare non conoscendola e basandosi sul presupposto che “è in Spagna” dove, nell’immaginario collettivo, ci sono sempre minimo 10° più che da noi in Italia, ma non è così! Ora, io non riesco a mangiare e, soprattutto, bere se non sono a mio agio con la temperatura dell’aria e se c’è vento (e a Madrid c’è sempre vento) quindi, visto che sono tutti posti che si fanno pagare anche solo per offrire il servizio sul rooftop, valutate bene se è il caso, anche in base al clima del giorno. Al Palacio de Cibeles, comunque, c’è un locale al sesto piano che offre una vista notevole, anche se mai come quella del Mirador.

Al di là dei tre musei più famosi della città, ve ne raccomando uno che è un sogno. Si tratta del Museo Sorolla, che era l’abitazione, nonché studio, del pittore spagnolo. Se non lo conoscete è una grande sfortuna per voi ma fate assolutamente in tempo a recuperare. Il suo stile è un misto tra l’impressionismo europeo e la pittura americana di inizio del secolo scorso. E’ come immaginare Hopper o Homer che dipingono utilizzando l’uso della luce degli impressionisti. Una figata pazzesca!

Casa Sorolla
Casa Sorolla
Casa Sorolla
Casa Sorolla
Casa Sorolla
Casa Sorolla

Pur conoscendo abbastanza Sorolla, non avevo mai visitato la sua casa. Credetemi se vi dico che è emozionante. Un “piccolo” gioiello. L’edificio si trova in zona Chamberì, dove c’è anche la stazione dismessa da visitare dell’omonima metropolitana, ma è aperta solo nel week end e si entra solo prenotando con largo anticipo. Neanche stavolta sono riuscita a vederla perché quando ho tentato di acquistare i biglietti non erano ancora in vendita e quando ho riprovato erano sold out. Comunque, da qui si possono raggiungere facilmente e velocemente i quartieri di Chueca e Malasana, fondamentali per chiunque visiti la città.

Il primo è la zona simbolo del movimento LBGT, non solo locale. Ricordo che nell’ultima visita a Madrid, circa tredici/quattordici anni fa, rimasi colpita da questa zona dove tutto era libero, divertente, accogliente, inclusivo (ancora non conoscevo il significato di questo termine, mentre ora lo odio un po’ perché se ne abusa continuamente). La comunità LBGT madrilena non faceva nulla per nascondersi né aveva dimestichezza con i concetti di “mimetismo” o di “morigeratezza” e la carica vitale che percepii allora in Plaza de Chueca mi elettrizzò a mille. Venni anche invitata a una festa a casa di un tizio che abitava lì e che non era il proprietario della casa, bensì un amico di un amico di un amico che non aveva la minima idea di cosa si festeggiasse né del perché ci fosse bisogno di saperlo. I residenti della zona definiscono il barrio “etero-friendly” ma è semplicemente “friendly”. Lo adoro!

Malasana invece fu invece il luogo dove nacque la movida madrileña e tuttora rimane uno dei capisaldi delle interminabili nottate della capitale. Qui troverete dei negozietti meravigliosi, dei localini super instagrammabili (altro termine che aborro ma che rende sempre bene l’idea, ahimè) e gente vestita come se fosse appena uscita dal set di una qualsiasi serie TV spagnola. Girate Malasana con grande attenzione alle vetrine e ai baretti disseminati ovunque. Vi sentirete a casa, se abitate in un posto fichissimo, ovviamente!

Concludo questa prima parte di articolo con alcuni suggerimenti su locali, botteghe e vinerie delle zone sopra descritte.

Iniziamo con uno dei posti più storici di tutta Madrid: la Bodega de la Ardosa. Ce ne sono due, e vanno entrambe benissimo, anche se una ha qualche piatto di tapas in più dell’altra. Frequentate soprattutto da madrileni, sono il posto giusto para charlar come se ci si conoscesse da sempre con tutti.

Casa Alberto
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A metà strada tra il Prado e Huerta (di cui vi parlerò in seguito) trovate una taverna che serve deliziose tapas galiziane: Maceiras. Madrid non ha una vera e propria cucina locale e quindi “ruba” tantissime ricette delle regioni che, paradossalmente, hanno immeritatamente meno turismo: Asturie, Cantabrico e, soprattutto, Galizia. Il pulpo a la gallega è assolutamente da assaggiare, non se ne può fare a meno e in questo ristorantino è stratosferico.

Il Mercado de San Anton è il mercato coperto di Chueca. Al piano terreno ha un comunissimo supermercato ma ai piani superiori ci sono dei banchetti di delizie da assaggiare. Lasciate perdere ogni altra cosa e dirigetevi al negozio di 1000 y un vinos e se vedete che al bancone c’è una donna minuta, con i capelli corti, mossi e chiari e il cui sorriso si intuisce anche da dietro la mascherina perchè parte dagli occhi, ecco, fermatevi lì e iniziate a chiacchierare. Prendere un paio di copas del vino (io vi suggerisco il vermut, ma ne parleremo bene più avanti) e poi chiedete di consigliarvi e assaggiare quello che Paula riterrà più interessante per voi. Mettete in programma una sosta di un’ora circa tra chiacchiere, assaggi, risate e, se sarete stati così previdenti e saggi da andare a Madrid con almeno un bagaglio imbarcato, acquistate qualche bottiglia da lei!

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Celso y Manolo è un tasca che ci è stato suggerito per caso da una venditrice di fiori italiana, trasferitasi temporaneamente a Madrid. Il locale è spesso pieno durante le serate del week end, quindi se intendete andarci e non rischiare di aspettare per nulla e poi venire rimbalzati perché davvero non sono riusciti a trovarvi un posticino, prenotate per tempo. Qui si mangia divinamente un po’ di tutto a partire da materie prime da filiere artigianali e a km zero. Una cosa che ci ha colpito molto sono i piatti a base di pomodoro crudo, che in Spagna sono un vanto tanto quanto l’olio e le olive locali. Abbiamo assaggiato un mucchio di cose, speso parecchio per via dei mille piatti e piattini presi e degli innumerevoli bicchieri di vini degustati. Il personale è adorabile e la ragazza che gestisce la sala mi ha chiamata tutto il tempo “mi corazon. Li avrei amati tutti anche solo per quello!

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In piena Malasana c’è una libreria atipica in cui, oltre a trovare diversi libri usati, ci sono moltissimi oggettini graziosissimi e customizzati del negozio. Il nome di questa libreria è Libros para un mundo mejores. Vi posso garantire che avrei comprato la qualunque ma il massimo dell’estasi l’ho raggiunto quando mi sono accorta che il gatto raffigurato in tutte le illustrazioni è vero (anzi, è vera… è una femminuccia) ed era nel cassetto della cassa a dormire pigramente. In tutti i nostri viaggi cerco di fotografare almeno un gatto da mettere nell’album e questa micina dolcissima e morbidissima mi ha svoltato la giornata. Libri e gatti. Esiste una combo migliore?!?

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Viaggiatrice povera, fotografa inesperta, pasticciona tecnologica, gattodipendente. Rifletto sul senso della vita e raccolgo dettagli che fanno la differenza. Ricordi, impressioni, immagini, incontri.

2 Comments

  1. Dopo aver letto il tuo articolo ho una voglia incredibile di partire per Madrid. Di visitare quei musei, di passeggiare in mezzo alla gente tra le sue strade, di mangiare e bere tante cose buone. Un viaggio che rimando da troppo tempo ma spero di poter realizzare il progetto il prossimo autunno.

  2. Che dire ??? Leggo i tuoi articoli su un luogo e…mi viene voglia di partire….
    Le sfaccettature che dai sempre alle tue impressioni, ai tuoi suggerimenti, mi coinvolgono e…. mi sembra di essere la…

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